Olindo Guerrini (Forlì 1845-Bologna 1916), l’ecclettico intellettuale noto principalmente per le poesie dialettali scritte con lo pseudonimo di Lorenzo Stecchetti, trascorre l’infanzia a Sant’Alberto di Ravenna dove il padre ha la farmacia e che rimarrà il suo paese d’origine. Indisciplinato per carattere, viene messo in collegio prima a Ravenna, poi a Torino, dove con non poche difficoltà, ottiene la licenza liceale. Ritorna a casa per trasferirsi a Bologna e laurearsi in giurisprudenza. Per poco tempo e malvolentieri esercita la professione di avvocato. Lo attraggono invece le lotte politiche che lo portano a diventare consigliere e assessore comunale a Ravenna per alcune legislature.
Si trasferisce quindi definitivamente a Bologna impiegandosi alla Biblioteca Universitaria della quale diventerà direttore. Nel 1875 si sposa andando ad abitare nella villa di Gaibola acquistata nel 1884. Qui continua la sua vita di studioso e letterato, dedicandosi anche ad altre passioni come la bicicletta, la fotografia, la pittura, la cucina, oltre alla cura della campagna. Nel 1887 pubblica la raccolta di poesie Postuma firmandola Lorenzo Stecchetti, un cugino “inventato”, morto di tisi a trent’anni, alla quale seguono l’anno successivo, i due volumetti Polemica e Nova polemica. Spirito arguto, fustigatore di costumi e acceso anticlericale, adotta numerosi pseudonimi per firmare i suoi scritti: “Mercutio” per molta dell’attività giornalistica, “Marco Balossardi”, “Giovanni Dareni”, “Pulinera”, “Argìa Sbolenfi”, “Bepi” nelle “Ciacole” in dialetto veneto attribuite a Pio X e “Oliguey” nei suoi quadri.
Forte fumatore di pipa, Guerrini compare spesso nelle caricature dell’amico Antonio “Nasica” Majani (Budrio 1867 – Buttrio 1959) con una corta pipa di radica, fra i denti. In altre occasioni, si fa fotografare con ricercate pipe in ceramica decorata di produzione austriaca o tedesca, oppure con quelle più “povere” in terracotta con il lungo cannello di marasca. Il poeta usa almeno 11 volte nei “Sonetti romagnoli” – pubblicati da Zanichelli di Bologna nel 1920 – il termine “caratèna” come sostitutivo generico di “pipa”.
Gilberto Casadio, direttore editoriale de “la Ludla” (la Favilla), il mensile dell’Associazione Friedrich Schürr, il sodalizio che si occupa della tutela e della valorizzazione del patrimonio dialettale romagnolo, nel n. 3 del 2010 dedica un articolo molto dettagliato e documentato sull’origine etimologica di “caratèna”. Secondo l’autore si tratta di un termine che non trova precedenti nei vocabolari dialettali, che sembra quindi inventato da Stecchetti. La sua ipotesi è che “caratèna” derivi da “Charatan” la marca di pipe londinesi di ottima qualità prodotte già dalla seconda metà dell’800. Una foto di fine secolo pubblicata da Mario Santandrea sul n.3 de “La Piè” del 1977, mostra Guerrini in smoking con in testa la “galoza”, il goffo copricapo indossato dalla gente della campagna ravennate e la “caratèna” in bocca. Nel 1899 “Barfredo”, al secolo Alfredo Baruffi (Bologna 1873-1848) gli dedica la copertina del settimanale umoristico “Bologna che dorme”, al quale collaborano con fantasiosi nomi fittizi i più conosciuti scrittori bolognesi, compreso lo stesso Guerrini. Il celebre illustratore bolognese riprende Olindo di profilo con il cappello a tesa larga, mentre sfoggia, anche in questa occasione, una “caratèna” di linea tipicamente anglosassone. In entrambe le immagini si tratta di una “bulldog” con il fornello che ricorda le ciminiere delle vecchie locomotive a vapore americane e il cannello di forma quadrata come la Charatan mod.38. L’ipotesi di Casadio è fortemente condivisibile, anche perché i fumatori di pipa usano spesso espressioni gergali parlando della loro pipa, vale l’esempio della “danilina” che sto fumando. Una espressione fuorviante all’apparenza, che si riferisce semplicemente ad una piccola Dunhill.
Questo articolo scritto dal dott. Sergio Sermasi, è stato pubblicato sul “Corriere di Romagna” l’8 Agosto 2016